Ettore Soffritti
(Ferrara 3/6/1877 - Ferrara 3/1/1928)
BIOGRAFIA
Ettore Soffritti nasce a Ferrara il 3 Giugno 1877 da Margherita Roversi e Luigi Soffritti (liutaio e falegname). Rimasto orfano di madre all’età di tre anni, passa spesso le sue giornate nella bottega del padre che sicuramente nota in lui la predisposizione naturale al lavoro manuale. A 6 anni è iscritto al Conservatorio nella classe di violino e a soli 8 anni costruisce il suo primo violino da 1/2, probabilmente perché adatto alla sua età. a 12 anni allo studio del violino alterna il lavoro nella bottega del padre dove costruisce e restaura strumenti a corda finché a soli 15 anni (1892) comincia a lavorare per conto proprio come liutaio e falegname (in quel periodo si guadagnava più come falegname che liutaio) ed in breve diviene conosciuto e tenuto in grande considerazione dai musicisti del tempo. A 20 anni (1897) si sposa con Giulia Siglieri (Ferrara 20/12/1877- 16/6/1929) e un anno dopo nasce il figlio Silvio. Nel 1903 muore il padre ed è l’unico liutaio a Ferrara per servire musicisti, studenti di Conservatorio, collezionisti ed amatori, i quali incoraggiano il giovane liutaio facendogli varie ordinazioni. E’ proprio in questo periodo che si impegnò maggiormente nell’arte, esaminando scrupolosamente e studiando con amore le opere dei grandi cremonesi, Amati, Stradivari, Guarnieri che gli venivano consegnati per restauro. Arrivano i primi riconoscimenti a Ferrara 1910, Bruxelles 1910, Torino 1911, in tutte ottenne Gran Medaglia d’oro, oltre agli elogi della stampa italiana ed estera.
Concertisti di fama mondiale vollero conoscerlo e di passaggio a Ferrara gli fecero commissioni, alcuni gli lasciarono lettere di ringraziamento. (foto in basso)
Su commissione del professor Giuseppe Pareschi (collezionista e amatore) costruisce 12 violini ed un quartetto a lui dedicato che vennero esposti in varie manifestazioni.
Il Comm. Emilio Arlotti, premuroso amico e disinteressato cliente, gli affidava per manutenzione la sua prestigiosa collezione di strumenti ad arco e gli commissionò un quartetto lui dedicato con intarsiato lo stemma in avorio.
Con decreto reale, in data 21 Giugno 1913 gli viene conferita la Gran Croce di benemerito del lavoro (foto in basso).
Nei primi 20 anni del ‘900 costruì’ le sue opere più pregevoli aspirate prevalentemente al modello Stradivari. La sua vernice che va dal giallo caldo al rosso-bruno è grassa pastosa e di ottima effetto, le chiocciole sono morbide con la spirale intera come eleggente funzionale indisponga più che come ornamento.
Dopo il triste periodo della 1° guerra mondiale, (anni nei quali non troviamo che rarissimi suoi strumenti) Soffritti riprende il lavoro, con l’aiuto dell’allievo Enrico Orselli (vedi foto in basso a sinistra), ottenendo sempre consensi che culminano con la medaglia d’oro al concorso nazionale di liuteria di Roma dove gli fu assegnato il 1° premio con acquisti del violoncello presentato.
Da questo momento le richieste furono superiori alle sue possibilità, nonostante l’aiuto dell’allievo Anselmo Gotti (vedi foto in alto a destra) e del figlio Silvio (vedi foto in basso), che avrebbe voluto al suo fianco come liutaio (fece un solo violino e in quel momento furono stampate le sue etichette.
Ma il figlio, diplomato brillantemente in violoncello, preferì fare il musicista: in questa foto è su una nave che fa la spola con l’America (foto in basso).
Nel periodo che va dal 1923 al 1927 abbiamo una grande produzione (circa 70 strumenti) con i modelli personali quasi inconfondibili. Pochi di questi sono ricoperti e protetti dalla sua bella vecchia vernice, a base di oli essenziali e di gomme rare, poiché erano troppo lente ad asciugare (Ferrara è città molto umida); la qualità acustica ne perse ma egli, da vero maestro ottenne un effetto estetico ancora migliore, conoscendo d’intuito quale preparazione era da dare al legno prima di applicare la nuova vernice e usando sempre materiali di eccellente qualità estetica.
In 35 anni di costante e appassionato lavoro ha costruito poco più di 200 strumenti, 20 anni dopo Gotti sosteneva che ce ne fossero in commercio almeno il doppio (chissà oggi?). La sua attività negli strumenti nuovi è molto spesso interrotta per dedicarsi al restauro di strumenti che arrivavano da ogni parte d’Italia e che, a volte, venivano riconsegnati con molto ritardo per via della grande mole di lavoro. I suoi strumenti riportano la sua firma, a volte a penna (foto in basso a sinistra), a volte a matita (foto in basso al centro), con l’anno all’interno nella tavola armonica, raramente il timbro a fuoco (foto in basso a destra).
All’interno degli strumenti restaurati metteva sempre la sua firma:
Nel 1927 i suoi violini li vendeva a 5.000 lire ( come Augusto Pollastri) cifra altissima per il periodo.
Spesso rilasciava il certificato di vendita su carta intestata (foto in basso).